Il “Pirata”

Dopo la velata incazzatura di ieri (vedi ultimo post) e dopo il tema “mistero” che ha caratterizzato gli ultimi mie scritti, oggi parliamo di sport, prendendo spunto nuovamente da un libro letto qualche mese fa, scritto da Davide De Zan (figlio d’arte, uomo “mediaset”, inviato ormai storico del Giro d’Italia) ed intitolato “Pantani è tornato”.

E’ uno dei tanti libri dedicati al “Pirata”, questa volta non incentrato sui grandi successi e le mitiche imprese sulle strade d’Italia e di Francia, bensì sull’uomo Pantani e sulla ricostruzione della sua tragica scomparsa, solitaria ed inspiegabile, avvenuta in un residence di Rimini nell’ormai lontano 14.2.2004 (ironia della sorte era San Valentino, strana coincidenza).
Tralascio anche io, come l’autore, di toccare i successi sportivi (ricordo solo la leggendaria annata 1998 che l’ha visto trionfatore sia del Giro d’Italia sia del Tour de France), e vi racconto anche io qualche particolare, magari per voi inedito (io prima della lettura del libro conoscevo pochissimo di questa oscura vicenda), che ci regala Davide De Zan (tra l’altro grande amico del Pirata), che è riuscito a mettere a nudo gli ultimi anni di vita del corridore affrontando poi, in modo diretto, chiaro e con grande spirito investigativo, l’assoluta stranezza della sua morte, causata, stando alla versione degli inquirenti e della Magistratura, da un mix di droghe e farmaci, ma vedremo in seguito che probabilmente la verità è ben altra.

Ho letto alcuni “passaggi” del libro che fanno letteralmente venire la pelle d’oca e riflettere, soprattutto perché, ammetto, ho inziato la lettura con una spiccata forma di prevenzione nei confronti del Campione e credendo sostanzialmente alla versione resa pubblica all’epoca da tutti i “mass media”, che ci raccontavano come Pantani non era mai uscito dal “tunnel”, non si era più ripreso dalla triste vicenda doping, si era suicidato perché stanco di vivere.

Sono sinceramente combattuto, fermarmi qua per non togliere “pathos” a chi vorrà leggere il libro (ma sarebbe sinceramente un articolo “monco”), proseguire e magari invogliarvi alla lettura? (preciso, a scanso di equivoci, che non percepisco nulla come sponsorizzazione 🙂 ). Come spesso accade ci sono (fortunatamente) le vie di mezzo, ritengo quindi che la cosa migliore sia incuriosirvi citando, in modo necessariamente sintetico, tutte quelle stranezze e quegli inspiegabili fatti successi poco prima della sua morte e soprattutto dopo il ritrovamento del cadavere del campione. Da questo momento, quindi, consideriamo “spoiler” quanto scriverò, così se optate per la lettura del libro potete fermarvi qua.

Partiamo facendo un piccolo un piccolo passo indietro, utile secondo me a spiegare come dietro al Pantani corridore c’era anche un mondo sommerso e parallelo (ovviamente “losco”), che solo in parte si può intuire dai fatti narrati nel libro.

Partiamo dal già citato Giro d’Italia del 1999. Correva l’anno 1999, quello successivo alle mitiche imprese accennate all’inizio, ed il Pirata si accingeva a vincere, con distacchi che lo avrebbero portato ad un nuovo e leggendario trionfo. Il Giro passò dalla sua terra, la Romagna, e qui Pantani ebbe un primo “avvertimento” (per nulla “velato”) da parte degli ispettori della Federazione che, in primis, avevano mal digerito il suo pernottamento presso la sua abitazione e secondariamente un lieve ritardo, l’indomani, prima della partenza della tappa che avrebbe portato i corridori verso le grandi tappe alpine e poi a Milano per la conclusione della manifestazione. Potete ovviamente immaginare cosa volesse dire essere Pantani dopo un anno trionfale, lo sportivo più famoso del momento, il ciclista più forte al mondo, il tutto poi nella sua terra, quindi un piccolo ritardo, dovuto all’esuberanza dei tanti fans, avrebbe potuto, anzi dovuto, essere tollerato e capito, soprattutto dalla Federazione. L’avvertimento fu chiaro, diretto, deciso “questo ritardo te lo faremo pagare!”. Oltretutto, a distanza di anni, è emerso un altro elemento, per certi versi forse il più eclatante e probabilmente in stretta relazione con quanto scritto poco sopra. Risulta infatti che Renato Vallanzasca (sicuramente la maggior parte di voi conosce il soggetto e le sue numerose evasioni, tentate e riuscite, da svariati carceri) in quei giorni fu avvicinato in carcere da un esponente di un clan camorristico che gli offrì di scommettere per lui sulla mancata vittoria di Pantani al Giro d’Italia. Il Pirata in quel momento era così saldamente al comando della corsa che il “Bel Renè” non potè che farsi una grassa risata, ritenendo la cosa impossibile, una scommessa persa in partenza. La corsa arrivò in quel di Madonna di Campiglio dove i fatti sono purtroppo arcinoti. L’atleta fu sottoposto ad uno dei tanti controlli antidoping e fermato, ossia squalificato, a causa di un valore di ematocrito oltre la soglia fissata dall’UCI. Occorre anche precisare che la sera prima del controllo antidoping Pantani si sottopose ad un controllo mediante utilizzo di un dispositivo in uso alla squadra (ci sono testimonianze chiare in tal senso) ed il valore di ematocrito era perfettamente nei limiti tollerati, così come lo era stato per tutto il Giro d’Italia. Ma, cosa ancora più inspiegabile, lo stesso giorno Pantani si sottopose ad un nuovo controllo presso una clinica dello sport, ed il valore di ematocrito era ben al di sotto del valore di 50. In sostanza non sono valori del sangue che possono subire variazioni così marcate nell’arco di meno di 24 ore, valore basso alla sera, oltre 50 alle 6 di mattina, nuovamente basso il pomeriggio. E’ chiaro che tutte queste circostanze non possono che dar prova della manipolazione del sangue.

L’autore del libro, che dedica ampio spazio ai fatti di Campiglio, grazie alla moglie di professione “ematologo” ottiene le prove che la manipolazione del sangue, e quindi la falsificazione dei risultati dei test antidoping, è operazione molto semplice e molto veloce da effettuarsi, basta ad esempio iniettare del plasma nella provetta.

I motivi di questa bastardata? Purtroppo non li sapremo mai e, come spesso purtroppo accade, si possono solo fare ipotesi sulla base di tutti gli elementi raccolti. Fu la normale conseguenza di quel “velato” avvertimento di Rimini? Oppure fu per un giro di scommesse gestito dalla malavita? Probabilmente entrambi…

Da quel momento inizia la drammatica, e credo comprensibile, parabola discendente del campione, che si era già dovuto più volte riprendere da incidenti stradali drammatici che lo tennero lontani dalla bici per lunghi periodi. Parabola che lo trascinerà prima nel tunnel dell’abuso di droghe e farmaci e culminerà, dopo circa 5 anni, con la sua drammatica morte, non priva di svariati interrogativi, stranezze, incongruenze, che cercherò di sintetizzare e schematizzare qui di seguito.

Pantani arrivo, da solo, al Residence “Le Rose” di Rimini. Risulta che in quei 2/3 giorni non si mosse mai dall’appartamento e che non fu notato da nessuno. Arrivò con un banalissimo sacchetto (probabilmente un normale sacchetto di plastica per la spesa), senza valigie. Da quel momento calerà nebbia fitta, fino al giorno del ritrovamento del cadavere. E qui iniziano decine di stranezze ed incongruenze, tra le quali occorre citare almeno le più eclatanti:

• Furono trovati 3 giubbotti appesi e non fu mai chiarito, probabilmente neppure investigato, a chi potessero appartenere dato che Pantani, come detto, arrivò solo e senza bagaglio, e solo rimase fino alla sua morte. Vero che nessuno vide entrare strani individui, vero anche che le telecamere, e la sorveglianza dei custodi, erano previste solo per l’ingresso principale e non sul retro, dove quindi avrebbe potuto entrare/uscire chiunque in modo indisturbato;

• Qualche ora prima della morte, il Pirata telefonò alla reception dicendo che alcuni soggetti lo stavano infastidendo, ma nessuno chiamò le forze dell’ordine e/o si interessò della cosa. Dannatamente strano ed inspiegabile, in fondo non era un ospite normale, era un personaggio tra i più famosi e meritevole quindi di “cure” ed attenzioni particolari;

• L’appartamento fu trovato totalmente sottosopra (pare devastato), sedie e mobili rotte ed accatastati, mobile della tv e televisione a terra ma, stranamente, fu notata a terra la specchiera del bagno, perfettamente intatta!. Nessuno in quei giorni, né ospiti né personale del residence avvertì alcun rumore, neppure gli ospiti della stanza accanto. Facile pensare che la “scena del crimine” fu costruita “ad hoc” a tal punto da definirlo un “disordine ordinato”;

• Stranamente non vennero incaricati i R.I.S., eppure la morte risultò subito inspiegabile e violenta, con marcato disordine nell’appartamento, lividi e segni di colluttazione sul cadavere. Inoltre il personaggio era dannatamente famoso ma, anche in questo caso, nulla!;

• Si parlò subito di morte causata da mix di droghe e/o farmaci, ma la successiva autopsia stabilì che le sostanze rinvenute nel corpo erano di una quantità tale da non poter essere ingerite spontaneamente per procurarsi la morte (in sostanza la morte avrebbe dovuto subentrare ben prima di risucire ad ingerire una quantità tale). E poi, che senso avrebbe avuto mangiare poco prima un panino se l’intenzione era quella di assumere sostanze per suicidarsi? Fu quindi drogato? Magari utilizzando una bottiglia per fargli ingerire il mix di droga e farmaci mentre 2 soggetti (quelli dei giubbotti…) lo tenevano fermo? Una bottiglia, con della sostanza bianca alla base, fu ripresa dall’RVM girato dalle Forze dell’Ordine ma, sempre stranamente, non fu mai analizzata!;

• Anche la postura del corpo di Pantani destò più di una perplessità a seguito dell’autopsia (il corpo avrebbe dovuto infatti trovarsi sul fianco opposto…).

Aggiungo anche che, a fine 2014, un infermiere, che tra i primi entrò sulla scena del crimine, si decise finalmente a parlare e a denunciare un altro fatto alquanto strano. Affermò infatti che la scena del crimine fu probabilmente e deliberatamente alterata, posto che quando giunse nella stanza non vide alcuna traccia di sangue, mentre nelle fasi successive, fotografate e filmate, si notava presenza notevole di liquido ematico e, inoltre, veniva ritratto un “bolo” alimentare (in sostanza un miscuglio di mollica di pane e cocaina) anch’essa mai notata dall’infermiere (forse rigurgitata? forse messa li “ad hoc” ?, NdR).

Questi, ed altri elementi, portarono giustamente alla riapertura del caso (proprio a 10 anni esatti dalla sua morte), grazie alla tenacia sia dell’autore del libro, del legale della famiglia Pantani (Avv. Antonio De Rensis) e di mamma Tonina. Purtroppo parrebbe quasi scontata una nuova archiviazione, sicuramente anche  a causa della superficialità e della pochezza delle indagini svolte (o meglio, non svolte!) ma probabilmente anche perchè in pochi hanno davvero interesse a chiarire definitivamente come andarono realmente i fatti.

Mi sono dilungato più del dovuto ma, come avrete capito, la storia mi ha molto colpito molto e credo che l’approfondirò ulteriormente grazie alle tante pubblicazioni a riguardo, tra cui quella di mamma Tonina.

Caro Pirata, io voglio ricordarti così, mentre scatti, in piedi sui pedali, e gli inseguitori che ti vedono sempre più piccolo e lontano…

ScreenHunter_90 Aug. 20 14.23

Roby

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